Before I left Italy, early in January, I was looking for a book to bring with me to Africa. I didn’t have a lot of space and I knew I could bring only one, so I had to choose the one, the book who would have enlight my Africa days of dreams. I spent almost an hour in the book shop, looking for inspiration, and
then, when I decided to check the travel department, it appeared. Shantaram was there. 1300 pages waiting for me on the last shelf, right at the bottom, where almost nobody could see it. I had heard about this book from at least two people who were deeply in love with it: my friend Sergio in Amsterdam has read it at least 3 times while Alessia, my friend from work, few weeks before I left told me she wants to travel to India, and when I asked her why, she replied: Have you ever read Shantaram? If not, do it!”.
I knew it was “The Book” for this trip and so I got it with me, in my heavy and full backpack all the way to Iceland, where I started reading it on one of the first days of the trip and got immediately thrown into the magic world of Linbaba, his beautiful Mumbai full of smells, food, music, traffic, events and most of all of people, amazing people who created that world and whom you start to love from the first chapter you step in, when he arrives in town and gets lost with them.
I didn’t read a lot of the book in Europe, first because it was too cold to do anything in the truck except for staying into the sleeping bag all day and get as less heat out of it as possible, and second because I wanted to keep it for Africa.
Ad in Africa I got absorbed by Lin’s world and started to love it at first sight, just like him. Even though I was in a totally different part of the world, his world, his pure eyes, his 1st impressions of India looked a lot like mine in Africa. And so it
has been until the last page when I, unfortunately, finished to read the book. Lin’s Mumbai and the way he discover it looks so similar to Africa and to my way to discover Africa. India takes you and your heart despite the poverty around, the dirty roads, the chaos, the language barrier. It has been amazing reading this book while discovering Africa myself. I constantly had the impression that everything that was happening to him recalled my experience down here. His discovery of the people, of their life music, their simplicity and at the same time their rich human world embraced him and myself from the first day on this continent and helped me to look at it with even more marvel than the one I already expected. The book helped me to discover, look at an be part of the concept of sharing, that for Africans and Indians, is the base of their society. Noone is alone in Lin’s India, and I can say the same of my Africa. Even if they don’t have much, people have to share it with you, and they almost get offended if you refuse it. That is the normality. If they are having dinner ad you get there there will be always a plate for you, even if it’s their own. Imagine what happens in our Western world when you are having dinner and someone rings at your door, how upset you get for stolen moment of privacy. Here it’s the contrary. People bring you to their home to share their meal with them and their family, and introduce you to them, giving you a sit in or outside their tiny houses and making you feel loved and good. That’s the world of Linbaba in Mumbay, and reading it while experiencing the same emotions in Conacry was just amazing.
It was ages I didn’t read such a great book like this one. Usually I read two chapters every couple of days, in order to absorb my reading and explore it where I was. Reading it in one go as I am normally used to do was too much, not on the first time, that’s why I finished it only after two months. I will for sure read it again, but on the first time I really had to enjoy and absorb that world, and get to see mine as well, putting more attention at people smiles, worlds, movements, gestures. Like in India, in Africa every person’s gesture has a deep meaning, it is slow and profound, it’s valued by them and it’s shared among people. Every smile is a special one, because it really comes from their heart. The only way to discover it is to open your heart, like Lin did when he became Shantaram, “blessed by god”.
Even if the book is full of stories and events it’s the people who stole your heart. You get attached to all of them, but most of all to Prabakaer and his world in the slum, among the poorest! Like Lin, you learn to love it slowly, ad when it disappears you feel his pains, like having lost a small paradise of humanity that it’s so difficult to find anywhere else.
Definitely the best book ever to bring to Africa, or probably to bring on a travel in general, I am sure Shantaram can keep you company along a lot of different roads of life. It’s a must, if your heart is a bit gipsy, if you are looking for the place that steals your soul or if, like Lin and me, you just found it!
Enjoy it!
Prima di lasciare l’Italia, all’inizio di Gennaio, stavo cercando un libro da portare con me in Africa. Non avevo tanto spazio in valigia e sapevo che avrei potuto portarne solamente uno, perciò lo dovevo trovare, dovevo trovare e scegliere il libro che avrebbe illuminato i miei giorni da sogno in Africa. Dopo quasi un’ora passata tra gli scaffali della libreria, alla ricerca di ispirazione, ero finita alla categoria “Viaggi” ed è lì che e’ apparso. Shantaram e le sue 1330 pagine giacevano sullo scaffale più basso di tutti proprio davanti a me. Avevo sentito parlare di questo libro da almeno due persone che ne erano innamorate. Uno è il mio amico Sergio ad Amsterdam, che lo avrà letto almeno tre volte, l’altra è Alessia, la mia amica del lavoro, che me ne aveva parlato poche settimane prima che partissi, quando mi aveva confessato che il suo sogno era quello di andare in India. Quando le avevo chiesto il motivo, lei mi aveva risposto: Hai mai letto Shantaram? Beh, se non lo hai fatto, leggilo!”
Sapevo dall’inizio che quello era il libro dl mio viaggio, di questo viaggio e da allora è diventato parte integrante del mio zaino, è arrivato fino in Islanda, dove ho iniziato a leggerlo durante uno dei primi giorni sul camion e si è incamminato con me verso Cape Town, facendomi tuffare nel magico mondo di Linbaba, della sua bellissima Mumbai piena di odori, cibo, musica, traffico, eventi e soprattutto piena di gente, di persone incredibili che hanno dato vita al suo mondo e che non si può non iniziare ad amare fin dal primo capitolo, fin dal su arrivo in città e perdersi con lui nella città che non dorme mai.
Non ho letto molto durante i freddi giorni del nostro tour attraverso l’Europa, primo perché faceva troppo freddo nel camion e l’unica cosa che si poteva fare era stare rinchiusi nel proprio sacco a pelo senza disperdere le energie, e secondo perché volevo tenerlo per l’Africa. È stato proprio in Africa che sono stata assorbita dal mondo di Lin ed ho iniziato ad amarlo fin dal primo momento, proprio come lui. Anche se ero in una parte del mondo totalmente differente, il suo mondo, i suoi occhi puri, le sue prime impressioni dell’India somigliavano tantissimo alle mie dell’Africa. E cosi’ è stato fino all’ultima pagina, fino a quando, purtroppo, ho finito di leggerlo. La Mumbai di Lin e il modo in cui la scopre somigliano molto alla mia Africa. L’India rapisce il cuore e l’anima nonostante la povertà intorno, le strade porche, il caos, le barriere linguistiche. È stato stupendo leggere questo libro mentre io stessa scoprivo l’Africa, che, con mia grande sorpresa, ho scoperto avere molto in comune con l’India.
Per tutto il libro ho avuto la sensazione costante che tutto ciò che avveniva a Lin richiamasse le mie esperienze in Africa. La sua scoperta delle persone, della musica della loro vita della loro semplicità e allo stesso tempo della loro ricchezza umana hanno abbracciato Lin e contemporaneamente me stessa dal primo giorno in cui ho messo piede su questo continente e mi hanno aiutato ad osservarlo con ancora più meraviglia di quella che già mi aspettavo. Il libro mi ha aiutato a scoprire, osservare ed essere parte del concetto di condivisione che per gli Africani, come per gli Indiani, è alla base della loro società. Non si è da soli nell’India di Lin, e posso dire lo stesso della mia Africa. Anche se le persone non possiedono molto, sentono comunque il bisogno di condividere quel poco che hanno, e quasi si offendono se si rifiuta qualcosa. Questa è la normalità in Africa. Se si va da loro mentre stanno cenando ci sarà sempre un piatto pronto per noi, anche se è il loro stesso piatto. Immaginate cosa succede invece nel nostro mondo, quando stiamo cenando e all’improvviso qualcuno bussa alla nostra porta, rovinandoci probabilmente la cena o quel momento di intimità e privacy che per noi e la nostra indipendenza è cosi’ importante. Qui è il contrario. Le persone ti conducono a casa loro per condividere la loro cena con loro e la loro famiglia, per presentarti, facendoti sedere nelle loro piccole case e facendoti sentire amato ed accolto. Questo è il mondo di Linbaba a Mumbai, nel ghetto che lui ama tanto, e leggendo quei capitoli quando ero a Conakri, in Guinea, facendo le stesse esperienze, o provato lo stessoed è stato incredibile.
Erano secoli che non leggevo un libro così bello ed emozionante. Di solito leggevo due capitolo ogni due giorni, per concedermi il tempo di assorbire la mia lettura e guardare il mondo in cui mi trovavo. Leggerlo tutto d’un fiato, come sono abituata a fare, era troppo per Shantaram, non la prima volta che lo leggevo. Lo leggerò di nuovo di sicuro, ma la prima volta sentivo il bisogno di assorbirlo e godermelo, guardando anche il mio mondo, e ponendo molta più attenzione a sorrisi delle persone, ai loro mondi, ai loro movimenti e gesti. Come in India, anche in Africa ogni gesto ha un significato, è lento e profondo, ha valore tra le persone e lo si condivide con gli altri. Ogni sorriso è speciale, perché viene dal cuore e lo si avverte subito. L’unico modo per scoprire questo mondo che ogni giorno si schiude davanti agli occhi del viaggiatore è aprendo il proprio cuore, come ha fatto Lin quando e’ diventato Shantaram.
Anche se il libro è pieno di storie, aneddoti ed eventi, sono i suoi personaggi che ti rubano il cuore. Ci si affeziona lentamente ad ognuna di loro, ma soprattutto a Prabakaer, il miglior amico di Lin, e al su mondo nel ghetto, tra i più poveri. Come Lin, si impara pian piano ad amare questo mondo e quando questo scompare si avverte il dolore del protagonista, come se si fosse appena perso un paradiso di umanità difficile da trovare altrove.
Definitivamente, il miglior libro da portare in Africa, o forse in generale da portare in viaggio, sono sicura che Shantaram può far compagnia su un sacco di sentieri della vita. Lo si deve leggere, se il proprio cuore è almeno un po’ gitano, se si è alla ricerca di un posto che ruba l’anima o se, come Lin e come me, lo si è appena trovato.
Godetevelo!