FEBRUARY 12TH, 2012
Mauritania has been the turning point of this Africa trip so far.
Entering it costed us an entire day at the border, first of Morocco and then of this country. Between the two borders there are 3 kilometres of land called “No man’s land”, filled with mines on both sides. We were escorted by someone who was driving before us, showing us the way, and it gave me chills looking at the wrecks of the cars on both sides of the road, like an advise not to do anything wrong over there.
“There are two kind of Africa: the white one and the black one. Morocco is the white Africa, in Mauritania you enter in the black one”: this s what a guy told us at the border, and this was the 1st impression we all got since the moment we enter the country.
Mauritania feels like the real door to Africa, to the real Africa. While the landscape around keeps the characteristic of Western Sahara, spoiled and desert, the human landscape is totally changed.
We arrived in Nouadhibou in the middle of the afternoon and for the first time the temperature felt like Africa. There are around 30 degrees around here, it is finally warm, both in the days and in the night. It is a pleasant feeling, after the cold nights of the desert.
The 1st walk in town has been a dive into the Africa vibes. Cars with 3 wheels, goats and cows on the sidewalk, the real market with women selling fruits, local fried sweets, bracelets and all kind of spices, dust and sand everywhere, the crazy traffic with cars and donkeys and the people around, curious but friendly. We felt a bit observed on our first walk, but it was needed to get into the atmosphere. People are courteous and kind, and their smile is their richness.
But yesterday I also saw for the first time the poverty, the real one. It was hidden in a corner, outside the main road. It was something none of us expected and it was shocking. After that, the world around looked much different and the dignity of these people who live in such a difficult land started to astonish me. However it was not this one the real shock I got yesterday. I expected to be in front of this at some point of this trip, and in a way it was god to see it, in order not to be scared of it in the future.
The real cultural shock came after, and involve us, and not them.
We were walking in the street market of the town, a labyrinth of tiny narrow streets full of food, clothes, shoes and people. One of us was eating some nuts, bought in a supermarket. A young kid came next to us and asked her for a nut. The child must have been 4 or 5, he was not asking for money, just for some nuts that probably in his eyes looked like ice cream. She pretended not to see him. When I suggested her to give some nuts to the kid, I got the most shocking answer ever by someone who decides to travel Africa for six months: “I won’t give him anything, else he is going to follow me all day”.
This was the real cultural shock!!!
Africa is first of all the smile of its children, tiny and friendly. It’s the first thing that amazes you here. Even before you enter this continent you know you will be surrounded by kinds, and denying them a bunch of nuts seems ridiculously egoistic from someone who lives comfortably in the Western World. It was a shock indeed. It was shocking to compare our egoism and greed with their life, with their kindness and friendship, with their smile. It was shocking and made me feel ashamed of us, who pretend to travel the world but often and sadly just to take pictures or pin it somewhere online and not really to get to know it for real.
And the amazing thing of Africa is that it makes everything possible to make you change your mind.
In the evening we got invited to drink tea in his house by Sidibe’, a Senegales guy working in a pastry shop in town. So far it was the best night ever since the beginning of the trip. Sidibe’ welcomed some of us in his house, and while preparing the tea for us, he introduced us to his country, Senegal, and made us feel already in love with it. Despite the language barrier, due to our poor French, it was a great evening of conversation, hospitality and communication. The tea moment here has the power to connect the people and make them share a moment together.
Sidibe’ has been our happy star in Mauritania. This morning we went all to have breakfast at his shop, before entering the market again. And again, as we entered in, joyous children got curious and came close. What a party to see their smiling faces when they were pretending to choose for me the clothes to buy and I was keeping saying: “Oh WOWWW!”. Some more joined and it was just impossible not to be contagious by their joy and smile.
Mauritania so far has been an amazing surprise. We are in Africa, and I already am in love with it.
La Mauritania e’ stata il punto di svolta di questo viaggio in Africa.
Abbiamo passato una giornata intera al confine, prima del Marocco e poi di questo paese prima di poterci entrare. Tra I due confini ci sono 3 kilometri di terra chiamata “La terra di nessuno”, contesa tra i due paesi e per questo circondata di mine ai due lati della strada. Siamo stati scortati da un tizio che ci precedeva in auto, mentre ai due lati della strada i resti di auto che sembravano esplose davano i brividi, come ad ammonire chiunque a non scherzare col fuoco.
“Ci sono due tipi di Africa: quella bianca e quella nera. Il Marocco è Africa bianca, mentre in Mauritania si entra nell’Africa nera”: sono state queste le parole di benvenuto di un ragazzo incontrato al confine, e fin dal momento in cui abbiamo passato il confine questa è stata infatti la sensazione più grande.
La Mauritania è la vera porta d’Africa.
Mentre intorno il paesaggio mantiene le stesse caratteristiche di quello lasciatosi alle spalle nel Sahara occidentale, è il paesaggio umano quello che è totalmente cambiato. Ieri siamo arrivati a Nouadhibou nel pomeriggio e per la prima volta la temperatura sembrava davvero quella Africana. Ci sono circa 30 gradi oggi, e finalmente fa caldo, sia di giorno che di notte. È una sensazione di gioia, dopo le fredde notti del deserto.
La mia prima camminata in città e’ stato come un tuffo profondo nell’atmosfera Africana. Auto con 3 ruote, capre e mucche sui marciapiedi, il mercato, quello vero, con donne che vendono frutta, dolci fritti locali, braccialetti e tutti i tipi più diversi di spezie, sabbia e polvere ovunque, il traffico impazzito di auto e carretti trainati da asini e la gente tutt’intorno, curiosa e cordiale. Ci siamo sentiti un po’ osservati ieri, ma ne è valsa la pena. La gente da queste parti è gentile e cortese, e il loro sorriso ne è ricchezza.
Ma ieri ho anche visto per la prima volta la povertà, quella vera. Era nascosta in un angolo della strada. È stato qualcosa che nessuno di noi si aspettava ed è stato shoccante, come era da aspettarselo. Dopo, il mondo circostante, il mondo in cui stavamo camminando, è sembrato totalmente diverso e la dignità di queste persone ha iniziato a brillare intorno. Nonostante tutto, non è stata la povertà il vero shock culturale avuto ieri. Immaginavo che ad un certo punto questo sarebbe successo, e da un certo punto di vista è stato buono vedere questo aspetto dell’Africa subito, per non lasciarsi spaventare in futuro.
Lo shock culturale vero è arrivato dopo e ha avuto a che fare con noi, non con loro. Stavamo camminando in una stradina che porta al mercato locale, un labirinto di viuzze strette, sassose e piene di cibo, vestiti, scarpe, gente e mosche. Uno di noi stava mangiando delle nocciole, comprate al supermercato locale. Un bambino le si è avvicinato per chiederle delle nocciole. Avrà avuto 4 o 5 anni, e non stava chiedendo soldi, ma di condividere con lui qualche nocciolina. Quando le ho suggerito di dare qualche nocciolina al bambino, lei, una del nostro gruppo, mi ha dato la risposta più shoccante che potessi udire da qualcuno che decide di viaggiare in Africa per sei mesi:” Non gli darò niente, altrimenti mi seguirà tutto il giorno”.
È stato questo il vero shock!!!
L’Africa è prima di tutto il sorriso dei suoi figli, piccoli e raggianti. È la prima cosa che colpisce e di ci ci si innamora. Prima ancora di arrivare quaggiù tutti sanno che si sarà circondati da bambini, e negargli un a manciata di noccioline sembra ridicolosamente egoistico d parte di qualcuno che vive in uno dei paesi più ricchi d’Europa. È stato davvero uno shock. È stato sconvolgente paragonare il nostro egoismo con a loro vita, con la loro cordialità e il loro sorriso. È stato shoccante e mi ha fatto provare vergogna per tutti noi, che pretendiamo di viaggiare nel mondo ma spesso e tristemente solamente per fare foto e metterle online da qualche parte e non per conoscere il mondo per davvero. La cosa meravigliosa dell’Africa è che fa di tutto per farti cambiare opinione e modo di essere…
Ieri sera siamo stati invitati a bere del te’ nella sua casa da Sisibe’, un ragazzo senegalese che lavora in una pasticceria in centro. È stat probabilmente finora la miglior serata da quando il viaggio è iniziato. Sisibe’ ci ha accolto nella sua casa e mentre preparava il te’ per noi ci ha introdotto al suo paese, il Senegal, e ce ne ha fatto innamorare. Nonostante la barriera linguistica, dovuta al nostro pessimo francese, è stata una serata stupenda,, di conversazione, ospitalità, condivisione e comunicazione. Il momento del te’ da queste parti ha il potere di connettere le persone.
Sidibe’ e’ stato la nostra stella felice qua in Mauritania. Questa mattina siamo andati a fare colazione nel suo negozio prima di ritornare al mercato. E di nuovo appena siamo entrati dei bambini festanti si sono avvicinati. Facevano finta di vendermi vestiti, e me li sceglievano, e ogni volta che me ne proponevano uno io gridavo: “Oh wowwww” e loro ridevano di gusto e ricominciavano. Era impossibile non essere contagiati dalla loro euforia.
La Mauritania finora è stata una sorpresa dopo l’altra. Siamo in Africa, e ne sono già innamorata.
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